La storia del Presepe.

Il nome "presepe" deriva dal latino "praesepe" che significa stalla, greppia, ovvero il luogo in cui pare venisse ambientata la scena della natività come adorazione dei pastori già a partire dal
II secolo d. C.. 

C'è chi sostiene che l'introduzione del presepe come tradizione natalizia sia da attribuirsi a San Francesco d'Assisi che per primo lo realizzò nel lontano 1223… Si narra infatti che, colpito dalle funzioni liturgiche celebrate nel Natale del 1222 a Betlemme - dove si era recato per vedere il luogo dove era nato Gesù - Francesco chiese a Papa Onorio III di poterle ripetere in Italia per il Natale successivo. Il Papa, in realtà, essendo vietati dalla Chiesa i drammi sacri, acconsentì solo alla celebrazione della messa in una grotta anziché in chiesa, ma nella notte santa, una mangiatoia riempita di paglia con accanto un asinello e un bue e i numerosi contadini e frati accorsi con fiaccole per assistere alla predica, diedero vita al primo presepe vivente… La grotta era quella di Greccio - un paesino nel cuore dell'Umbria - che ogni anno, nei giorni 24 e 26 dicembre e 6 gennaio, ripropone il più antico presepe della storia.

Il primo presepe realizzato con personaggi "finti" risale invece al 1283. Opera di Arnolfo di Cambio, che scolpì otto stauette di marmo rappresentanti i protagonisti della Natività, inclusi i Re Magi, tale presepe è ancora custodito nella basilica di S. Maria Maggiore in Roma.
                                                         

La Storia di Babbo Natale
Secondo la leggenda Babbo Natale vive al Polo
Nord dove, aiutato da numerosi gnomi, costruisce
dei giocattoli da distribuire come doni a tutti i
bambini del mondo durante la notte di Natale, con
l'ausilio di una slitta trainata da renne volanti
e passando e attraverso i camini delle case. Ma il
vecchio rubicondo dalla barba bianca e dal vestito
rosso ha una sua storia che ora vi raccontiamo.
C'era una volta in Turchia tanto tempo nel V secolo
dopo Cristo un giovane dal buon cuore di nome Nicola,
nato e cresciuto in una ricca famiglia, che divenne
vescovo di Myra in Lycia. Nicola era davvero magnanimo
e compiva spesso azioni buone. Un giorno quando ormai
era vecchio con una lunga barba bianca aiuto' tre
giovani donne poverissime destinate a vivere per
strada. Addolorato dal pianto e commosso dalle
preghiere di un nobiluomo impossibilitato a
sposare le sue tre figlie perche' caduto in miseria,
decise di intervenire lanciando per tre notti
consecutive, attraverso una finestra sempre aperta
del vecchio castello, i tre sacchi di monete che
avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e
la seconda notte le cose andarono come stabilito. La
terza notte Nicola trovò la finestra chiusa. Deciso a
mantenere fede al suo proposito, il vecchio si arrampico'
cosi' sui tetti e getto' il sacchetto di monete attraverso
il camino, dov'erano appese le calze ad asciugare, facendo
la felicita' del nobiluomo e delle sue tre figlie. Quando
mori', le sue spoglie vennero deposte a Myra. Nel 1807,
pero', un gruppo di cavalieri italiani travestiti da
mercanti presero le spoglie del vescovo Nicola le
portarono nella citta' di Bari dove tuttora son conservate.
Fu cosi' che il vescovo Nicola fu santificato e divento'
il santo potettore del capoluogo della Puglia. Ma la notte
di Natale San Nicola continua a regalare cibo alle famiglie
piu' povere e a distribuire doni ai bambini di tutto il
mondo attraverso i camini e le finestre delle loro case.
Per poter portare a termine il suo compito ha deciso di
vivere al Polo Nord da cui puo' vedere meglio e ascoltare
i desideri di tutti i bambini del mondo. Il nome olandese
del santo, Sinter Klass, venne importato in America dagli
immigrati come Santa Claus, la cui traduzione in italiano
e' Babbo Natale.

                                   
La leggenda dell'albero di natale

C'erano una volta, tanto tempo fa degli antichi
popoli pagani che abitavano nelle fredde terre
della Scandinavia. A partire dal solstizio
invernale, cioè nei giorni piu' corti dell'anno,
tutti i componenti delle famiglie si riunivano
intorno al fuoco, per ripararsi dal freddo. Era
un vero e proprio momento di svago e un'occasione
per stare insieme: si cantavano canzoni popolari,
si raccontavano storie, ci si scambiava doni e si
celebravano i riti pagani. Tra questi, quello piu'
festeggiato era quello del ceppo bruciato per
allontanare i giorni corti, che portavano il buio
e far tornare i giorni con la luce. Questo ceppo
doveva essere scelto tra i tronchi piu' grandi,
preferibilmente di quercia, la quale simboleggia
la forza e la solidita' e veniva arso davanti alla
famiglia riunita. In questo modo simbolicamente si
bruciava il passato e si coglievano i segni del
futuro: le scintille che salivano al cielo
simboleggiavano il ritorno dei giorni lunghi.
I doni scambiati tra parenti e amici erano simbolo
di abbondanza. La cenere che il falo' aveva
prodotto veniva raccolta e, quindi, sparsa nei
campi, con la speranza che portasse abbondanti
raccolti. Oggi questi simboli si ritrovano nel
nostro albero di Natale e nelle strade delle
nostre citta': le luci e le illuminazioni sono
le scintille del falo', le palle e le decorazioni
sono speranze di prosperita', l'abete sempreverde
la speranza di rinascita, i fili d'oro e d'argento
i capelli delle fate. In questo modo, la tradizione
pagana si è unita a quella cristiana: la luce
allunga le giornate e Gesu' Bambino nasce per
salvare il mondo. Poiche' secondo alcune credenze
pagane l'abete veniva identificato come "l'albero
cosmico", cioe' come la manifestazione divina del
cosmo, successivamente in esso venne identificato
lo stesso Gesu' Cristo. L'illuminazione dell'albero
e' la luce che Cristo getta sull'umanita', mentre
i frutti, i doni e le decorazioni simboleggiano la
sua generosita' verso di noi.
 
La leggenda del panettone


Verso la fine del 1400, la citta' di Milano 
era governata dal Duca Ludovico il Moro, molto 
amante delle feste e dei banchetti. La sera del 
24 dicembre, durante il cenone di Natale, tutta 
la servitu' era impegnata a servire in tavola il 
Duca e i suoi ospiti. Il capocuoco era indaffarato 
a preparare i piatti di carne, gli altri cuochi 
si stavano occupando dei piatti di pesce. Cosi' 
a sorvegliare il forno era rimasto solo Toni, il 
servo piu' giovane, un ragazzo di dodici anni. "Toni, 
stai attento alle focacce che stanno cuocendo", gli 
aveva detto Ambrogione, il capocuoco. Ma il ragazzo, 
stanco per la fatica, si addormento' all'improvviso. 
Quando si risveglio', al posto delle focacce trovo' 
soltanto carbone e fumo: le focacce erano completamente 
bruciate! Fortunatamente, Toni era un ragazzo 
intraprendente. Senza perdersi d'animo decise di 
rimediare al disastro che aveva combinato. Prese la 
pasta di pane avanzata, la mescolo' con burro, uvetta, 
canditi, uova, zucchero e mise tutto nel forno. Ne nacque 
una specie di pagnotta dolce. Piuttosto che non servire 
piu' nulla, Ambrogione accetto' il rischio di portare in 
tavola quel dolce improvvisato, sperando nella fortuna.
Il dolce ebbe un grandissimo successo, il Duca in persona 
ando' nelle cucine a complimentarsi con il capocuoco
e da quel giorno, il "pan di Toni", ovvero il panettone, 
non manco' piu' in ogni cenone di Natale. Fu cosi' che 
il panettone, nato per caso, divento' tanto famoso.

 
TU SCENDI DALLE STELLE canzone natalizia

Tu scendi dalle stelle o Re del cielo - e vieni in una grotta al freddo e al gelo - e vieni in una grotta al freddo e al gelo. O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar. O Dio beato! Ah! Quanto ti costò l'avermi amato. Ah! Quanto ti costò l'avermi amato.

A Te che sei del mondo il Creatore, mancano i manni e il fuoco, o mio Signore. Mancano i panni e il fuoco, o mio Signore. Caro eletto pargoletto, quanta questa povertà più mi innamora, giacchè ti fece amor povero ancora. Giacchè ti fece amor povero ancora.

Tu lasci del tuo Padre il divin seno, per venire a tremar su questo fieno; per venire a tremar su questo fieno. Caro eletto del mio petto, dove amor ti trasportò! O Gesù mio, perchè tanto patir, per amor mio ...
La Storia

Era una fredda notte d'inverno, fra gli anni 243 e 366 dopo Cristo, quando nell'antica Roma imperiale, amici e parenti si scambiarono le prime "stranae" per festeggiare il "dies natalis". Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi cesti di frutta e dolciumi, e poi doni di ogni tipo, perché la nascita di Gesù e, insieme, l'anniversario dell'ascesa al trono dell'Imperatore, divenissero il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l'intero anno. Passarono i secoli ed un bel giorno del 1800, un forte vecchio rubicondo dalla barba bianca fu visto al Polo Nord mentre costruiva, aiutato da numerosi gnomi, dei giocattoli da distribuire come doni durante la notte di Natale, con l'aiuto di una slitta trainata da renne volanti e passando attraverso i camini delle case.