L'AQUILA E LA VOLPE
Una bellissima aquila reale , volava allegramente in un cielo limpidissimo, sovrastando l'intero paesaggio con le sue magnifiche ali. Sotto di lei si dipanavano vaste praterie, distese boscose, fiumi e montagne. Lentamente andò a planare ai piedi di un grande albero, sulla cima del quale aveva edificato il proprio nido. Sulla base della stessa pianta, all'interno di un incavo molto profondo, viveva una graziosa volpe dal pelo morbido e lucente. I due animali erano grandi amici ormai da diverso tempo e si scambiavano quotidianamente reciproche cortesie. A distanza di poco tempo una dall'altra sia l'aquila che la volpe, assistettero alla nascita dei loro splendidi cuccioli. Al colmo della gioia le amiche sembravano trasformate: ognuna aveva occhi solo per i propri piccoli ed il tempo delle gentilezze pareva terminato forse per sempre..
Accadde però, durante uno dei giorni di fine stagione, che il cielo improvvisamente, divenne cupo e scuro. Dai pesantissimi nuvoloni che lo ricoprivano, scrosciò fuori una tremenda fiumana di pioggia che cadde con violenza sul terreno. Il grande albero nel quale vivevano l'uccello e la volpe venne inondato e agli animali non rimase altro che la fuga. L'aquila afferrò i suoi piccoli che ancora non sapevano volare, e si lanciò nel vuoto volando via veloce, non riuscendo però a vedere il terreno dove potersi posare. La volpe invece, tenendo stretti a sé i suoi cuccioli, iniziò a correre alla cieca senza sapere se la strada imboccata fosse diretta al fiume che stava straripando oppure verso le montagne più sicure. Quasi per caso, l'aquila, dall'alto, vide l'amica in difficoltà e le gridò: "No, non andare da quella parte. Le montagne sono dietro di te!" Grata dell'aiuto ricevuto, la volpe si mise a correre nella direzione opposta e, quando finalmente giunse in un luogo sicuro, nascosto dalle piante, chiamò l'aquila dicendole: "Vieni a ripararti qua sotto. La pioggia non penetra quaggiù e il terreno è asciutto!" Così, le due amiche ritrovando la solidarietà perduta, riuscirono a salvarsi da quella catastrofe.
(Esopo)
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